Una ragazza d’altri tempi

Non sono mai stato tanto sincero con nessuno al mondo, né mai sono stato a mio agio con nessuna, in questo modo, senza desiderare altro. Potrei pagare l’orchestra per suonare tutta la vita e stare così con te.

Trama:

Rebecca Sheridan ha ventun anni, vive a Londra, studia egittologia ed è rimasta orfana appena diciottenne. È timorosa e chiusa in se stessa, non fa vita mondana ma ama leggere romanzi ambientati nell’epoca regency, cui sente romanticamente di appartenere. Un giorno però, durante una rievocazione storica, viene trascinata attraverso un portale spazio-temporale nella Londa del 1816.
Bloccata nel passato, inizierà a vivere come una lady debuttante, si scontrerà con una società affascinante in superficie ma marcia nelle fondamenta, inizierà ad indagare sulla misteriosa morte di un’altra giovane lady e scoprirà che l’amore travolgente può nascere inaspettato.

Presa dall’hype del momento, ho preso in prestito dalla biblioteca digitale (MLOL) l’ultimo romanzo dell’autrice romance italiana più letta del momento, Felicia Kingsley.

Il libro è freschissimo di pubblicazione, nella versione in copertina rigida conta 512 pagine e, da me si è fatto leggere in poco più di una giornata. Ora la domanda fondamentale. Mi è piaciuto? La risposta è “nì”. Ora mi spiego.

Se bazzicate questo blog da qualche tempo, sapete che il romance non è il mio genere preferito e non ne sono un’avida lettrice. Vero che negli ultimi tre anni qualche titolo romance si è aggiunto alla lista delle mie letture, ma non mi definirei mai un’esperta conoscitrice o fan.

Partendo da questo presupposto, e dal fatto che per mio gusto personale, i romance mi sembrano molto simili tra loro per costruzione e struttura, in Una ragazza d’altri tempi ho finalmente trovato sì una storia d’amore, ma inserita in un contesto in cui per me è scesa in secondo piano.

Nonostante questo romanzo abbia parecchi difetti – o comunque scelte stilistiche che non condivido – la ricostruzione storica della Londra del 1816 l’ho trovata credibile ed interessante, per non parlare della trama secondaria dell’indagine sull’omicidio della sventurata Emily – che forse è stato il vero punto di attrazione nel proseguire la lettura.

La Kingsley mi ha stupita piacevolmente in un paio di affreschi e ricostruzioni (la parte dedicata al Royal Hospital Bethlem sopra tutte) e non si è limitata a raccontare l’era regency come un periodo storico fatto solo di flirt, serate mondane e crinoline. C’è il marcio della società nobile che nasconde i panni sporchi, la totale assenza di diritti civili per le donne, l’utilizzo di pratiche mediche che oggi potremo definire solo come barbarie. La cultura grottesca dell’interesse perverso verso i crimini e gli scandali.

Non ho amato particolarmente la coppia principale di personaggi. Reedlan Knox, il nostro aitante avventuriero, dovrebbe essere un morally grey, in realtà quasi fin dall’inizio ci risulta più immacolato di un lenzuolo bianco. Rebecca dal canto suo compie un processo di crescita ma non risplende.

La parte che mi ha attratta di più è stato il filone di trama mistery, che per me ha tenuto in piedi tutto il resto del libro. Se mai un giorno la Kingsley volesse sperimentare con la scrittura di un romanzo sul genere, lo leggerei volentieri.

A chi può piacere questo romanzo? Direi a chi ha amato serie come Bridgerton o strizza l’occhio ai romance in costume, per di più appartenenti all’epoca regency. A chi del film “Maria Antonietta” della Coppola associa subito la scena dei cambi outfit, delle Converse e delle corse per Versailles.

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