Classici, Narrativa sudamericana, Recensioni

L’amore ai tempi del colera

Titolo OriginaleEl amor en los tiempos del cólera
Autore:Gabriel García Márquez
Anno:1985
Titolo in italiano:L’amore ai tempi del colera
Genere:Narrativa
Edizione:Oscar Mondadori

Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati.

Trama:

Cartagena, 1920. L’anziano Dottor Juvenal Urbino si reca a casa del suo amico Jeremiah de Saint-Amour, morto suicida, per redigerne il certificato di morte. Emotivamente provato, organizza i funerali e una celebrazione per l’amico deceduto. Al termine della giornata, cui prende parte tutta l’alta società locale, giunto a casa muore a causa di un incidente domestico. Fermina Daza rimasta vedova espleta tutte le onoranze funebri al marito e dopo essere rimasta sola al termine della veglia funebre, viene avvicinata da Florentino Ariza il quale dopo cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni, le rinnova la sua promessa di eterno amore fatta quando erano fidanzati in gioventù.
Inizia quindi il racconto delle vite dei tre personaggi principali.

L’amore ai tempi del colera è un romanzo famosissimo che non ha bisogno di presentazioni. Frutto della penna dell’autore colombiano premio Nobel per la letteratura, il libro ricevette parecchie critiche nonostante il grande consenso del pubblico.

Ho amato moltissimo la prosa efficace, evocativa, che sa essere essenziale e generosa a seconda delle parti narrate. Se avete letto anche Cent’anni di solitudine, troverete l’impronta stilistica dell’autore che in questo romanzo diventa più delicata. Abbandonato il realismo magico, Marquez narra una storia lunga una vita, quella appunto di Florentino Ariza, attingendo anche da alcuni vissuti della propria famiglia. Non mancano mai l’ironia e la vena poetica.

Il romanzo si apre nel presente con una prima serie di eventi tragicomici, ci trasporta poi indietro nel tempo, iniziando a narrare le storie dei tre personaggi principali dall’infanzia, fino a riprendere il punto di partenza iniziale per proseguire con le storie dei protagonisti ormai anziani.

L’ambientazione è avvolgente e molto vivida. Si sente tutto: il profumo dei fiori, il sudore dei personaggi, il caldo umido del pomeriggio. Alla percezione sensoriale però si aggiunge anche quella temporale: avvertiamo distintamente la trasformazione di Cartagena e della società dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad arrivare agli anni ’20; come anche la denuncia dell’impatto ambientale che la deforestazione ha avuto sul fiume Magdalena (il principale della Colombia).

I protagonisti sono personaggi indagati a fondo, ricchi di passioni, vizi, paure e risoluzioni. Insomma sono molto imperfetti nella propria umanità e sono contenta di aver conosciuto queste spesse figure drammatiche.

Siamo in un romanzo patriarcale? Sì e no. Siamo in un romanzo molto fisico, viscerale, che rispecchia la visione dell’autore sul mondo e sulla cultura sudamericana dell’epoca. Una realtà decisamente lontana dalla società occidentale dei giorni nostri.

I temi trattati e l’amore

Ingenuamente, prima di cominciare la lettura, mi sono costruita in mente un’aspettativa molto lontana dalla realtà del romanzo. Ho sempre letto ovunque, nei commenti, nelle recensioni e anche nelle sinossi, della grande storia d’amore raccontata in questo romanzo.
Così ho immaginato una storia d’amore molto romantica, travagliata magari dalla malattia e dalle guerre, insomma una storia simile a quella de I promessi sposi, in cui i giovani innamorati vengono separati contro il proprio volere.

Solo che leggendo L’amore ai tempi del colera mi sono trovata di fronte ad una situazione molto differente. L’amore di cui parla Marquez non è uno solo in questo romanzo, o se lo è, ha tante facce.
Florentino Ariza è un uomo che ama. In modo totalizzante e viscerale quando si parla di Fermina Daza, tanto da soffrire d’amore e d’ansia come i romantici ottocenteschi, ma ciò non preclude altri amori per altre donne. E qui l’amore di cui parla Marquez diviene sessuale, fisico, necessario e clandestino.

Dalla fine del fidanzamento con Fermina Daza, decisa e decretata proprio da lei, ogni relazione avuta da Florentino Ariza con altre donne viene tenuta segreta, nascosta alla donna che lui vuole ma non può avere e al resto della società, tant’è che viene ritenuto un “invertito” – termine che oggi fa ribrezzo.

Un altro elemento che mi ha piacevolmente sorpresa è come viene trattato l’amore senile. Se da una parte esploriamo a fondo l’amore e la vita matrimoniale, la routine e le abitudini di una coppia che invecchia insieme, dall’altra Marquez ci presenta anche con ironia e tenerezza un amore senile fatto di riscoperta, di desiderio sessuale, di complicità e tanta voglia di vita.
Questa è stata la parte che forse ho amato di più.

Quando Marquez parla di amore, inserisce nel vasto spettro di varianti e declinazioni anche elementi quali stupro e pedofilia. E se da lettrice del presente 2022 mi sono sentita a disagio nella lettura di certi passi, ho realizzato che, nonostante tutto, Marquez si limita a dare voce alle passioni più intime e alle fantasie erotiche dei propri personaggi – anche quelle più disturbanti.

Ho letto diverse recensioni su Goodreads che bollano questo romanzo di inneggio alla cultura dello stupro. E ripeto la prima sensazione è stata quella di disgusto di fronte alla relazione fra Florentino Ariza settantenne e una ragazzina di dodici anni.
Però mi chiedo, è giusto leggere quest’opera d’arte – perché quando parliamo di questo romanzo parliamo di produzione artistica e non di cronaca – con lo spirito moralista e giudicante dei giorni nostri in cui il politically correct è sempre più padrone dell’arte contemporanea?

Non sono ancora riuscita a darmi una risposta e, forse la grandezza di un’opera risiede anche nel mettere chi ne fruisce – in questo caso i lettori, di fronte a quel qualcosa che riesce a scuoterne l’animo, nel bene e nel male, nel riuscire a toccare delle corde delicate e produrre risposte emotive, di qualsiasi genere essa siano.

IAvrei ancora un sacco di argomenti di cui parlare e tante riflessioni da fare, ma credo di aver scritto già un mezzo papiro.
Il romanzo mi è piaciuto nonostante gli elementi che vi ho citato sopra. Se avessi letto questo libro qualche anno fa, probabilmente l’avrei odiato, mi sarei fermata ad un giudizio più superficiale o più assoluto. Per cui nel consigliarlo aggiungerei anche la postilla dell’affrontare questo romanzo con una certa maturità.

TRAMA 4
PROSA5
AMBIENTAZIONE5
PERSONAGGI4
RITMO3
Gradimento da 1 a 5

Consigliato? Sì, ma leggetelo consapevolmente

Classificazione: 4.5 su 5.

© The Neverland Tales 2022. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione – anche parziale – dell’articolo e dei suoi contenuti senza attribuzione all’autore.


Altre recensioni di narrativa sudamericana

Lascia un commento