Gialli e Thriller, Recensioni

La Gang del pensiero

Titolo OriginaleThe Thought game
Autore:Tibor Fischer
Anno:1994
Titolo in italiano:La Gang del pensiero
Genere:Thriller metafisico*
Edizione:Marcos y Marcos


C’è stata gente che mi ha detto: “Eddie, sei uno scansafatiche”. Persone a cui sto antipatico (in particolare Featherstone, un mio collega) e che hanno valutato spietatamente la mia carriera, mi hanno definito: alcolizzato, giocatore d’azzardo compulsivo, zero assoluto, spacciatore, imbroglione, disastro, pelandrone. Quelli a cui sto simpatico hanno detto più o meno le stesse cose.

Trama:

Eddie Coffin è un professore di filosofia all’università di Cambridge. Dopo una delle tanti notti brave ed un arresto, fugge in Francia. Perde tutti i suoi averi in un incidente d’auto rimanendo solo con una borsa di libri di filosofia. Viene rapinato in un hotel di fortuna da Hubert, ex galeotto dalla discutibile tattica nell’affrontare le risse. Appurato che in due non hanno più che quattro franchi, iniziano a rapinare banche con più fortuna che tattica, dispensando pillole di filosofia e definendosi “La Gang del pensiero”

L’intero romanzo è narrato in prima persona proprio dal protagonista, Eddie Coffin. Non c’è una suddivisione nei canonici capitoli, quanto più in tanti paragrafi intervallati da titoli.
La Gang del pensiero, è un romanzo atipico, un flusso continuo di elucubrazioni, umorismo e pillole filosofiche. Il protagonista è un degno pari dell’antieroismo sveviano. Tolta la sua grande conoscenza dei filosofi greci, non troviamo una sola connotazione positiva nel personaggio e questo ce lo rende incondizionatamente simpatico.

Quando aggiungiamo anche il secondo personaggio principale, Hubert, raggiungiamo il colmo di situazioni paradossali e ragionamenti che di ragionevole non hanno proprio nulla.
Hube ha una sola gamba, un solo braccio, un solo occhio e un amore incondizionato per le armi.

Un’accoppiata improbabile che riesce a farla in barba alla polizia rapinando una banca dopo l’altra, forti di una tale buona sorte e audacia che potrebbe portare a credere che l’intero romanzo sia quasi un esercizio di stile, grottesco, paradossale e ricco di umorismo.

Il vero centro del romanzo non è l’azione, quanto più il flusso continuo di pensieri. I racconti delle esperienze passate e lo stupore del protagonista stesso nel constatare quanti soldi sia riuscito a “rubare” a editori, università e fondazioni nonostante il suo comportamento assolutamente deprecabile, ci regalano delle perle di arguzia letteraria e giochi di parole – rigorosamente che iniziano per Z – davvero piacevoli.

Sinceramente non saprei catalogare questo romanzo con uno dei classici generi letterari, fosse un’opera teatrale a mio avviso si avvicinerebbe sicuramente alla commedia e al teatro dell’assurdo.

Il libro è scritto con un linguaggio scorrevole anche se, ahimè peccando di conoscenze filosofiche, credo di non aver colto tutti i riferimenti.

Il parere della critica su La Gang del pensiero fu piuttosto spaccato all’epoca in cui venne pubblicato, alcuni lo definirono assolutamente geniale, altri eccentrico e autocelebrativo.

Io mi sono divertita nella lettura, immaginando alcune scene paradossali alla Pulp Fiction e Bandits. Insomma, un libro Cult degli anni ’90, ricco di filosofia e umorismo, binomio ossimorico? Non per Fischer.


Ps. Sono super orgogliosa della copia in mio possesso di questo libro perché, sapete, a Torino esiste una libreria indipendente che prende proprio il suo nome da questo romanzo, La Gang del pensiero. Quest’anno, in occasione del 20esimo compleanno della libreria, la casa editrice Marcos y Marcos, ha realizzato una tiratura limitata di 500 volumi con tanto di dedica dello scrittore. La mia è la numero 226.

*definito tale dal sito Complete Review


Consigliato? ma state pronti a tutto!

Classificazione: 4.5 su 5.

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