| Titolo Originale: | Darkdawn |
| Autore: | Jay Kristoff |
| Anno: | 2019 |
| Titolo in Italiano: | Nevernight. Alba oscura |
| Genere: | Fantasy |
| Saga: | Nevernight 3 di 3 |
| Edito in Italia da: | Mondadori |

«La paura non è mai stata il mio destino»
Trama: Mia Corvere ha abbandonato la Chiesa Rossa. Ha vinto i Grandi Giochi di Godsgrave, ha spuntato un altro nome dalla sua lista della vendetta. Ora è in fuga, vuole salvare Mercurio e le persone che ha finalmente capito di amare. Resta una persona da eliminare per compiere la sua vendetta ma presto scopre l’esistenza di un’oscurità così grande da poter cambiare per sempre il volto del mondo che lei ha conosciuto.

Terzo capitolo degli accadimenti di Illuminotte, il conclusivo della saga di Nevernight. Dopo tante pagine passate in compagnia di Mia, arriviamo al punto di doverla salutare. Non preoccupatevi, questa sarà una recensione senza spoiler, non voglio rovinarvi il finale e ricevere delle macumbe!
Sono passati circa tre anni dall’inizio del percorso di Mia da aspirante assassina. Tanto sangue è stato versato dalla giovane protagonista che ora è cresciuta, ha acquisito consapevolezza e sicurezza di sé, ha scoperto di far parte di un piano più grande e di aver qualcosa da amare, qualcosa per cui combattere oltre alla mera vendetta. Tranquilli, non diventa improvvisamente una fata bianca, come preferisce definirsi lei, rimane una “stronza egoista vendicativa”.
Sostanzialmente in questo ultimo capitolo della saga, non incontriamo molti nuovi personaggi ma seguiamo le strade di quelli già conosciuti nei capitoli precedenti per arrivare alla conclusione dei percorsi narrativi di ciascuno.
Lo stile narrativo è più centrato sullo svolgersi degli eventi, non abbiamo più i numerosi flashback intervallati agli eventi del presente e si riduce notevolmente il numero di note a piè pagina. Devo ammettere però, che ho amato il tono autoironico di Kristoff presente in molte note, alcune mi hanno strappato una vera e propria risata.
Per quanto riguarda l’ambientazione, assieme a Mia torniamo nei luoghi principali della penisola di Itreya che abbiamo imparato a conoscere nei primi due libri ma che lei, ora, ripercorre a testa alta, forte delle proprie esperienze.
Verso metà libro, sentiamo una forte vena piratesca e ci ritroviamo ad accompagnare i personaggi per lunghi viaggi a bordo di navi e vascelli. Devo dire che ho trovato questa parte della trama un po’ debole, non tanto per gli avvenimenti o per la linea temporale ma, in quanto è stata trattata con troppa leggerezza. A mio avviso sarebbe stato bello fosse se lo scrittore avesse approfondito ad arricchito questa parte.
Arriviamo al finale. Telefonato? Un pochino, sì. Diciamo che nonostante il prologo “cazzuto” del primo libro, Kristoff è stato, tutto sommato, piuttosto buono. Rispetto al primo Nevernight, ho trovato che lo scrittore si sia ammorbidito parecchio nel regalarci descrizioni degli olezzi provenienti dai cadaveri.
Ho apprezzato molto una scena in particolare, verso la fine del romanzo, riguardante uno dei personaggi principali (non posso raccontarvela se non voglio spoilerare tutto!). Scritta davvero bene, riesce a trasmettere la gravità della situazione, lo strazio provato dai personaggi e riesce a far scendere persino una lacrima.
Nel complesso questo terzo volume è assolutamente una degna conclusione dei primi due capitoli. Forse, visti i preamboli, avrei preferito un finale meno generoso ma, c’è anche da dire che così l’autore potrebbe scrivere un giorno, una seconda trilogia partendo proprio dalla conclusione di quest’ultima.
Nevernight si è rivelata una saga fantasy moderna, che si distacca da mondi fantastici prediligendo un’ambientazione storica pseudo-realistica, con una protagonista adolescente più da genere new adult, segnata dalla sofferenza del passato e assetata di vendetta e con un linguaggio sboccato degno dei peggiori personaggi di Ammaniti. Una trama dai temi, se vogliamo, già sentiti ma comunque con ottimi spunti. Uno stile narrativo eccentrico con un buon ritmo che non annoia il lettore e – nonostante i temi trattati siano spesso molto sanguinolenti – regala anche qualche sorriso.
Consigliato? Beh, se avete iniziato la trilogia, non potete non finirla!
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