| Titolo Originale: | The witch’s heart |
| Autore: | Genevieve Gornichec |
| Anno: | 2021 |
| Genere: | Fantasy – mitologico |
| Edizione: | Oscar Vault Mondadori |
Quando Odino si rese conto che la strega stava viaggiando tra Asgard e Vanaheim, intravide un’opportunità. Le mise contro gli Aesir e la definì Gullveig, “assetata d’oro”. Essi la trafissero con le lance, la bruciarono tre volte, e tre volte lei rinacque… poiché era molto vecchia, molto difficile da uccidere e di gran lunga più potente di quanto apparisse. Ogni volta che fu bruciata, Odino cercò di costringerla a raggiungere quel luogo oscuro, in modo da ottenere quanto voleva, ma lei, ogni volta resisteva. E quando i Vanir vennero a sapere del trattamento che gli Aesir le avevano riservato, si infuriarono e fu dichiarata la prima guerra del cosmo..»
Trama
Angrboda rinasce dalle proprie ceneri, ma senza cuore. È proprio lì, sull’ultima pira fumante che Loki lo trova e decide di riconsegnarlo alla strega, se non altro, per creare un po’ di scompiglio tra gli Aesir.
Angrboda, intanto, vive isolata, in una grotta ai confini di Jotunheim, la terra dei giganti. Lì crea i suoi unguenti, coltiva il proprio orto e fa la conoscenza del dio dell’inganno quando questi le riporta il cuore. Da una frequentazione sporadica nel corso dei secoli, la loro passione evolve in un matrimonio e tre figli, tre creature uniche: Hel, Fenrir il lupo e Jormungand il serpente.
Quella che in principio sembra un’esistenza semplice e celata agli occhi onniscenti di Odino, diventa nel tempo una realtà famigliare complessa, segnata dalle ripetute assenze del padre e ancor peggio, dal fatale destino che attende il mondo: il Ragnarok e la battaglia dei nove mondi.

The Witch’s Heart. La leggenda di Angrboda è una stata una delle letture più belle e intense degli ultimi due anni. Faccio quasi fatica a trovare le parole per esprimervi quanto mi sia sentita vicina al personaggio di Angrboda, per cui proverò a fare una prima analisi oggettiva.
Romanzo d’esordio e autoconclusivo, The Witch’s Heart racconta la storia del mito di Angrboda e della sua famiglia. Il libro, narrato in terza persona, è suddiviso in tre parti, le prime due sono dedicate ad Angrboda mentre la terza segue il pov di Hel, figlia della strega.
La prosa è diretta, efficace, a tratti tagliente a tratti carezzevole, il ritmo si accorcia e dilata a seconda dei capitoli, però tutta la lettura è molto rapida e scorrevole.
Il worldbuilding è chiaramente basato sulla mitologia norrena, per cui molto ben delineato anche se effettivamente, la panoramica dei luoghi in cui si svolgono le scene è limitata.
L’autrice è stata accorta nello scegliere di scrivere questo retelling del mito concentrandosi su una dimensione molto intima e personale: quella di una donna vessata, cacciata e bruciata, prima per le sue doti magiche – che rifiuta di condividere con l’avido padre degli dei, e in un secondo momento anche per la natura dei suoi bambini.
Quando la mitologia racconta l’umanità
Genevieve Gornichec con questo romanzo, porta tra le pagine un dramma famigliare che, magia a parte, è purtroppo molto vicino e verosimile al vissuto di tante donne e madri.
Quante donne sole ad affrontare le difficoltà, quanti padri assenti o peggio nocivi, quanti uomini assetati di potere pronti a passare sopra qualsiasi altra esistenza per ottenere ciò che bramano.
È proprio questa dimensione umana che mi ha fatto amare visceralmente questa lettura, che non è leggera o ricca di fuochi d’artificio, ma che colpisce come un pugno allo stomaco.
Da un po’ di anni a questa parte, sono più orientata verso libri fantasy che trascendono la dimensione del fantastico, per farsi luogo in cui trattare storie importanti, in cui dare spazio al lettore per riflettere, portare in superficie tematiche importanti – non buttate lì tanto per – e mettere in scena la dimensione umana in tutte le sue sfaccettature.
The witch’s heart per me è proprio questo. Un’opera di finzione, sì, ma quanta verità al suo interno.
Strega e donna
Il personaggio di Angrboda è scritto magnificamente. In lei c’è tutto, la determinazione, la fragilità, la paura, la resilieza, il suo essere madre e amante.
Sarà che essere diventata madre ha operato grossi cambiamenti sul mio essere, non ho potuto che empatizzare con lei per tutto il tempo.
Molto bella la crescita che compie nel corso del romanzo come donna e madre, ma anche come strega. Il legame con la magia le appartiene ma è stata anche la causa di tutto il dolore. È per la sua capacità di attingere al potere della divinazione che Odino la mette a morte, ripetutamente, ed è grazie al proprio potere che sognerà la fine del mondo, il Ragnarok, e la morte dei suoi figli.
Un altro personaggio degno di nota è Loki. Tutti abbiamo ben presente la versione in armatura luccicante della Marvel, ma il Loki di questo romanzo è un uomo infantile, capriccioso, che forse sogna di fare la cosa giusta per poi pensare alla propria sopravvivenza un attimo dopo, capace di tenerezze ma drasticamente discontinuo. È anche una versione molto fluida e scaltra ma ricca di conflitti interiori. In una sola parola: intrigante.
E non solo grazie a Loki troviamo la componente queer del romanzo, non voglio fare spoiler, ma vi dico che ho apprezzato come sia stata inserita in modo del tutto naturale e perfettamente coerente con la narrazione.
In sintesi, leggete questo romanzo. Per il suo spessore – non in termini di pagine, per i suoi personaggi e per la capacità di raccontare la storia di una famiglia, che è forse la storia di tante altre ancora.
Valutazione:
| TRAMA | 4,5 |
| PROSA | 4,5 |
| AMBIENTAZIONE | 4 |
| PERSONAGGI | 5 |
| RITMO | 4 |
Trope presenti:
- Retelling
- Queer
- Maternità
- Found Family
Consigliato?
Sì, emozionante, intenso e con una protagonista immensa.
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