
| Titolo Originale | The Empire of Gold |
| Autore: | Shannon A. Chakraborty |
| Anno: | 2020 |
| Titolo in italiano: | L’impero di oro |
| Genere: | Fantasy |
| Serie: | Trilogia di Daevabad – 3 di 3 |
| Edizione: | Oscar Fantastica – Mondadori |
Solo che il futuro che le offriva Yaqub era quello che avrebbe desiderato quando viveva in Egitto. Ormai aveva nuove responsabilità, e la gente di Daevabad la stava aspettando. Era emozionante aver salvato il ragazzino, ma il potere a sua disposizione era ben altro. Con la magia avrebbe potuto salvare molte più persone e, finché non avessero trovato un modo per ripristinarla, non sarebbe mai stata davvero chi si sentiva in grado di essere.
Trama:
Nahri e Alizayd sono fuggiti al massacro compiuto da Manizeh assieme a Dara per prendere il controllo di Daevabad. Si ritrovano a miglia di distanza, lungo le sponde del Nilo e senza magia. Magia che è scomparsa in tutto il regno magico dei jinn.
Mentre la situazione a Daevabad non fa che peggiorare a causa della rivolta civile e delle sanguinarie repressioni, i due giovani si mettono in viaggio per trovare un modo di tornare a Daevabad, ripristinare la magia e salvare il popolo dalla distruzione.

L’impero di oro è il terzo e conclusivo romanzo della trilogia di Daevabad, scritta dall’autrice americana Shannon Chakraborty.
La storia riprende esattamente dal punto in cui ci eravamo lasciati al termine del secondo libro. Non ci sono salti temporali, e per fortuna! Dato che il cliffanger del secondo libro è un motivo più che valido per buttarsi a capofitto nella lettura di questo volume.
A completamento di tutta la saga, non posso che confermarvi tutte le impressioni positive che sono sorte durante la lettura. La Chakraborty ha scritto una trilogia d’esordio davvero di buon livello.
L’ambientazione è affascinante, ricca di suggestioni e molto approfondita. La prosa sobria ma evocativa è centrata.
Veniamo al sodo. Questo terzo libro mi ha soddisfatta? Sì, ma…
Questo romanzo è suddiviso in tre parti. Fino a metà della seconda mi sono trovata totalmente immersa – scusate il gioco di parole – nella storia. Purtroppo avvicinandomi al gran finale, il ritmo è rallentato e ci sono state delle parti un po’ prolisse. Però, però! La crescita dei personaggi dall’inizio del primo libro alla fine del terzo è di grande valore.
Se all’inizio ci imbattiamo in Ali e Nahri ragazzini, alla fine ci troviamo innanzi a una donna e un uomo caparbi, coraggiosi e pronti a tutto pur di salvare la popolazione.
Come nei primi due romanzi, anche ne L’impero di oro troviamo diverse tematiche sociali importanti e cui l’autrice dà molta rilevanza all’interno della trama. Si parla di schiavitù, razzismo, fanatismo religioso e anche del ruolo di minoranza riservato alle donne.
In particolare, mi ha fatto effetto il capitolo 38 – vi evito spoiler – ma l’ho trovato davvero forte nei contenuti.
È molto interessante il percorso che l’autrice ha riservato al personaggio di Dara. Nel corso dell’intera saga continua a oscillare tra bene e male, tra il servire e i Nahid e aprire gli occhi sugli orrori commessi.
Dara è il personaggio a cui vorresti lanciare in testa un mattone, pregandolo di svegliarsi e iniziare a rendersi conto del disastro che lascia dietro di sé ad ogni passaggio. È un personaggio scomodo e riuscito perché rappresenta alla perfezione l’ideale di soldato fedele al comando: non importa quanto siano ignobili gli ordini, importa che vengano eseguiti. In questo si ritrova una profonda critica alla guerra e alle politiche repressive che segnano il Medio Oriente da secoli.
In fin dei conti quello che mi ha convinta meno è stato proprio il finale. Mi aspettavo una grande battaglia serrata, tante morti, e invece l’autrice ha optato per una risoluzione affrettata e con qualche espediente dubbio. Secondo me un finale più tragico – passatemi il termine – visto tutti gli eventi occorsi nella serie, sarebbe stato più coerente.
La Chakraborty probabilmente ha scelto di chiudere un ciclo di daevastazione (questa dovevo scriverla!) con un messaggio di rinascita e speranza in un futuro migliore. Che per un’opera fantasy ci può stare, forse sono io che vivo un periodo di scetticismo cinico.
Alla fine del viaggio in questa saga dai profumi d’Oriente, mi sento di consigliarla per l’ambientazione affascinanete e il worldbuilding solido, per la trama, per lo stile e perché Shannon Chakraborty ci racconta un pezzettino di Medio Oriente con le sue profonde contraddizioni, attraverso una fiaba magica e spietata.
| TRAMA | 4 |
| PROSA | 4 |
| AMBIENTAZIONE | 4,5 |
| PERSONAGGI | 4 |
| RITMO | 3 |
Consigliato? Decisamente sì
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