| Titolo Originale | Stalking Jack The Ripper |
| Autore: | Kerri Maniscalco |
| Anno: | 2016 |
| Titolo in italiano: | Sulle tracce di Jack lo Squartatore |
| Genere: | Romanzo Storico/ Young Adult |
| Serie: | Stalking Jack The Ripper – 1 di 4 |
| Edizione: | Oscar Fantastica – Mondadori |
I was determined to be both pretty and fierce, as Mother had said I could be. Just because I was interested in a man’s job didn’t mean I had to give up being girly. Who defined those roles anyhow?
Trama:
Audrey Rose Wadsworth è una giovane ragazza di buona famiglia che preferisce trascorrere il suo tempo dissezionando cadaveri nello studio dello zio piuttosto che presenziare a tè e ricevimenti. Quando una serie di donne vengono trovate brutalmente uccise e mutilate, Audrey Rose si ritrova coinvolta nell’indagine più misteriosa della Londra Vittoriana. Chi è il temibile serial killer che si fa chiamare Jack Lo Squartatore? Quanto è in pericolo la vita della giovane ragazza?

Sulle tracce di Jack Lo Squartatore è il romanzo d’esordio di Kerry Maniscalco, ed è anche il primo della tetralogia con protagonista Audrey Rose.
Il romanzo dovrebbe essere di genere storico – dico dovrebbe perché ci sono diverse inesattezze, aggiunte fantasiose, ricostruzioni azzardate e licenze poetiche che più che altro, lo trasformano in un romanzo in cui viene riscritto il mistero di Jack Lo Squartatore.
L’ambientazione scelta è appunto la Londra dell’età vittoriana, nello specifico la zona di White Chapel. Peccato che l’autrice sia stata piuttosto avara di descrizioni o informazioni socioculturali. Tutta la storia viene narrata in prima persona dalla protagonista e ha inizio nel 1888. I capitoli sono spesso suddivisi in base ai giorni in cui si svolgono le vicende e hanno tutti una data precisa.
Ho apprezzato la scelta della Maniscalco di voler ricostruire in parte le storie delle vere vittime di Jack Lo Squartatore, per dare un nome ed un volto a quelle cinque donne la cui esistenza fu così brutalmente interrotta dal killer.
Questa contestualizzazione molto precisa, scandita tramite date e avvenimenti di cronaca realmente accaduti, fa un po’ a pugni con gli altri ingredienti che sono stati adoperati per imbastire la storia.
Il primo problema è la scelta di far risolvere un mistero di tale portata ad una ragazza diciassettenne dell’aristocrazia inglese durante l’età vittoriana.
Potremmo anche farci andar bene il fatto che la giovane Audrey Rose ha una malsana passione per i cadaveri (sezionare un corpo la rilassa – parole sue, non mie), che è giustamente stanca della società patriarcale inglese in cui le donne praticamente non hanno voce in nessun ambito politico e giudiziario ma, appena vede un ragazzo carino si scioglie, che disprezza le altre signore dedite alla vita mondana, però ama i bei vestiti e i merletti, che si aggiri in solitaria di notte per Londra (ecco qui siamo già over the top), ma non posso passare sopra al fatto che la ragazza venga tenuta in considerazione dall’ispettore capo dell’indagine e, che addirittura le venga chiesto di analizzare una scena del delitto e fare l’autopsia del corpo sul posto. Pronto? Siamo nel 1888!
In fondo potremmo ignorare questi segnali d’allarme se lei fosse un genio della criminologia forense. Cosa che non purtroppo non è. Perizie psicologiche, prove raccolte, autopsie per poi iniziare ad accusare a turno qualsiasi uomo le si pari davanti senza motivazioni logiche.
Per non parlare del compagno di disavventure, Thomas Cresswell, che passa il suo tempo tra insultare l’intelligenza femminile e sviscerare frasi d’approccio tanto sfacciate quanto prive di fascino. Se voleva essere un ibrido tra Sherlock Holmes e Jace Wayland/Herondale, è uscito proprio male.
Per quanto riguarda alcuni aspetti più tecnici, il ritmo del romanzo è buono, lo stile semplice ma fluido – io l’ho letto in lingua originale – il tutto scorre via velocemente e, in alcuni momenti che hanno provato a far riaccendere un lumino di speranza, l’autrice riesce a creare anche una buona tensione.
Peccato che poi la bruci con eventi inverosimili, con scelte stupide prese dai personaggi o con ripetute frasi femministe dette dalla protagonista a se stessa per rimarcare che lei non è una ragazza come le altre. Perché? Le altre sono mica tutte delle decerebrate?
Qui rientriamo un po’ sempre in quel luogo comune tipico dei romanzi YA, in cui per esaltare un personaggio femminile, bisogna denigrare tutti gli altri dello stesso sesso. Ah!
Dulcis in fundo, il finale.
Non farò spoiler, ma vi dico che quello che ho provato leggendolo è stato più o meno questo: “Ma che ca…?”
Il finale che ci regala la Maniscalco è la cosa più nonsense di tutto il romanzo ed uno dei più assurdi che abbia mai letto tra i vari Young Adult. Dovete arrivarci per capire lo stato di impallamento totale del mio cervello dato da scelte narrative così deliranti.
Direi che ho scritto abbastanza. Capisco che questo romanzo abbia avuto un discreto successo, ripeto il ritmo c’è e alcune dinamiche tra le colombelle in amore possono piacere a molti giovanə lettorə.
Personalmente avrei apprezzato molto di più questo libro, se fin da subito la Maniscalco avesse dichiarato di essersi solo ispirata ai fatti di cronaca dello Squartatore per scrivere una storia totalmente distaccata, e non con questa parvenza di romanzo storico riveduto.
| TRAMA | 2 |
| PROSA | 3 |
| AMBIENTAZIONE | 2,5 |
| PERSONAGGI | 2 |
| RITMO | 3 |
Consigliato? Ad un pubblico molto teen e solo come intrattenimento.
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