Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Ho il vuoto nel cervello. Non so chi sia Anna, né perché stia chiamando il suo nome. Non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare qui. Sono in un bosco, e mi proteggo gli occhi da una pioggia sottile. Sento il cuore che batte all’impazzata. Puzzo di sudore e mi tremano le gambe. Devo aver corso, ma non ricordo il perché.

Trama:

A Blackheat House, la ricca dimora di campagna della famiglia Hardcastle, avviene l’efferato omicidio del bambino più piccolo, Thomas, durante una giornata in cui si stava svolgendo una festa.
Diciotto anni dopo, in occasione del ritorno di Evelyn da Parigi, la famiglia Hardcastle organizza una festa in maschera nello stesso giorno e con gli stessi presenti della festa svoltasi il giorno dell’omicidio di Thomas.
La mattina un uomo si risveglia ferito in un bosco, senza memoria, se non un nome Anna. L’uomo sente uno sparo e fuggendo arriva a Blackheat House, qui apprenderà la sua identità, conoscerà Evelyn e un misterioso Medico della Peste che gli farà una rivelazione sconvolgente: l’unico modo per fuggire da Blackheat è risolvere il mistero dell’assassinio di Evelyn che avverrà quella sera alle 23.00. Per farlo, rivivrà la stessa giornata otto volte e avrà a disposizione otto incarnazioni.

Le sette morti di Evelyn Hardcastle è il romanzo d’esordio del giornalista britannico Stuart Turton. Il libro appartiene sicuramente al genere giallo (o mystery se preferite dirlo all’inglese), ha un’ambientazione riconducibile all’Inghilterra di inizio ‘900, ma è racchiuso all’interno di una struttura fantastica.

La particolarità di questo romanzo infatti, è proprio che il protagonista rivive la stessa giornata, svegliandosi ogni giorno in un ospite differente e, potrà abbandonare Blackheat solo una volta che avrà risolto il mistero dell’omicidio di Evelyn.

A me questo romanzo è piaciuto moltissimo. Credo che l’aver letto e amato in passato i gialli della Christie, mi abbia fatto approdare in una comfort zone letteraria, anche se ultimamente le mie letture sono più indirizzate su altri generi.

Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista – che qui chiameremo Sebastian Bell, poiché è il nome della sua prima incarnazione. Ogni capitolo coincide con l’inizio di un nuovo giorno per il protagonista.

Si potrebbe pensare noioso un giallo in cui per otto volte riviviamo la stessa giornata, così non è perché Turton ha sapientemente saputo variare gli avvenimenti di ogni giornata facendo svegliare il protagonista ogni giorno in una persona differente.

Mi è piaciuta la prosa, lo stile e il ritmo. Sulla risoluzione del mistero, dato che nei vari capitoli sono disseminati indizi che scopriamo mano a mano, posso dirvi che una mezza risposta su chi fosse il colpevole, l’avevo intuita.

In ogni caso il finale regge e a mio parere anche l’intricatissimo gioco di scatole cinesi e reincarnazioni messi in piedi dall’autore. Complimenti a lui per l’ingegno e per il coraggio nell’affrontare tutti gli incastri temporali.

Una curiosità – e un elemento che forse non ha convinto molti – è che la componente fantastica non viene spiegata al lettore. Sta a noi al termine del romanzo, decidere come interpretarla e collocarla. Personalmente questa scelta narrativa mi ha lasciato con ancora un po’ d’intrigo, per cui non mi è pesata.

In conclusione Le sette morti di Evelyn Hardcastle è un romanzo da leggere a mente sveglia, per godersi appieno la trama e non perdersi tra personaggi e salti temporali.

Non fate mai come me che ho iniziato questo romanzo in audiolibro, l’ho interrotto per poi riprenderlo in lettura a distanza di 3 mesi. Merita di essere letto tutto d’un fiato.

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